Sara Penzo: ciò per cui abbiamo combattuto, oggi inizia a crescere

Denise Civitella incontra Sara Penzo, ex portiera della Nazionale Under 19

La frase con cui Sara Penzo risponde alla prima domanda di Denise Civitella, su come abbia iniziato a giocare a calcio, dice già molto sul modo in cui il calcio stesso è stato sempre considerato: “…avevo cinque anni…loro (gli amici maschi n.d.r.) che andavano agli allenamenti ed io che dovevo stare lì a guardarli da fuori…”

Una gran voglia di giocare

Chiariamo subito che Denise non ha intervistato una calciatrice che ha calcato i campi negli anni ottanta. No, perchè Sara Penzo, appassionatasi da subito ai guanti da portiere, è nata proprio alla fine degli anni ottanta, per la precisione nel dicembre del 1989. Ne deriva quindi che a metà degli anni novanta era ancora normale che fossero i maschi a giocare, con le donne a bordo campo a guardare. Ed ancora a lungo lo sarebbe stato.

Qualche volta però, capitava che una bimba volesse provare a giocare, e spesso sono nate così, in una squadra della parrocchia dove per parare Sara Penzo si tuffava addirittura sul cemento, delle storie bellissime di autentica passione sportiva. Così è stato per lei, che nel parlare di sé mette subito una punta di autoironia.

Parlando infatti di Giorgia Brenzan, allenatrice e preparatrice di portieri particolarmente significativa nel suo percorso sportivo, dice: “ …non ci chiamava portieri, ci chiamava “citofoni”…”. Insomma, viene spontaneo pensare che se un citofono arriva ad essere portiera titolare della Nazionale Under 19, come minimo deve avere un certo talento di base; inoltre, deve essere un citofono molto determinato, nel suo voler diventare portiera.

I traguardi importanti di Sara Penzo

Di certo due caratteristiche che a Sara Penzo non mancano di sicuro. E quando Denise le fa ricordare i suoi momenti sportivi più belli, veniamo a sapere che si tratta della prima partita in cui ha giocato in Champions League e della vittoria all’Europeo Under 19 nel luglio del 2008, risultato decisamente prestigioso. Oltretutto Sara può annoverare due Coppe Italia, 2008 e 2014, nel suo palmarès.

Traguardi importanti che restano scolpiti nella storia, oltre che nella memoria personale dell’atleta. E poi, un piccolo colpo di scena, per così dire. Alla domanda di Denise Civitella se ha pensato di prendere il patentino di allenatrice, lei risponde “…non è nei miei piani…ho preso un’altra strada, ad oggi quello non è più il mio futuro…”; parla infatti di altre scelte, Sara.

Scelte di vita

Ha scelto di diventare una mental coach, ha completato l’iter formativo e sta già seguendo qualche giovane sportivo. Questo passaggio dell’intervista ci ricorda quanto nel femminile sia diversa la condizione economica e quanto cambino le prospettive e la visione della vita dopo il ritiro, rispetto al calcio maschile.

In mancanza di prospettive certe, non è raro che le calciatrici si preparino tutt’altro tipo di percorso rispetto a quello sportivo, seguendo i loro studi mentre giocano ad alti livelli. E’ lei stessa a dire: “…il calcio femminile, quando lo giocavo io, non ti permetteva di vivere…”. E’ tutt’ora la condizione che vivono in media le calciatrici e che si spera che l’avvento del professionismo possa cominciare a cambiare dalla prossima stagione, se non altro per le atlete che giocheranno in serie A e B.

Nessun rimpianto

Non ha rimpianti però, Sara, ed è sinceramente felice che le giocatrici attuali siano più valorizzate rispetto al passato; del resto sa perfettamente che le rivendicazioni portate avanti dalla sua generazione e da quelle precedenti hanno avuto, in questo senso, un ruolo fondamentale. E sul professionismo, non ancora introdotto nel nostro paese, è molto chiara: “…non essere ancora considerate professioniste in Italia nel 2022 è quasi vergognoso…”.

Uno dei lati che colpisce di Sara Penzo, è il suo continuo lavoro su se stessa, il cercare sempre nuove strade per riempire di esperienze la sua vita: una delle sue passioni è la lettura, ed il suo genere preferito è l’automiglioramento. Del resto puoi aspettartelo, da una donna che sceglie di dedicarsi ad una professione complessa e delicata come il mental coaching.

Ma il mental coaching per Sara Penzo non è solo una professione in sè, perchè anche lì vorrebbe arrivare in alto, ha un “sogno nel cassetto”, per usare le sue stesse parole: vorrebbe diventare la mental coach della Nazionale. Dal calcio lei viene, ed è legittimo pensare che al calcio, in un modo o nell’altro, tornerà.

Infatti nel suo tempo libero sta provando a praticare altri sport, ma con grande sincerità confessa: “…sto provando a cercare il sostituto del calcio, ma ad oggi non l’ho ancora trovato al cento percento…” Non si ha difficoltà a crederle. Del resto, per una donna che ha vinto un campionato europeo ed ha così tanti altri bei ricordi legati al campo di gioco, sì può immaginare che il compito non risulti per nulla facile…

Marco Tamanti Pallone al Femminile